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Le mie “due anime”

Alcune di voi sanno che prima di conoscere e innamorarmi dell’Astrologia e di tutto il vasto mondo della crescita personale sono stata legale d’azienda. Per diversi anni quella è stata la mia unica fonte di reddito, frutto di anni di studio, laurea, laurea magistrale, master, ecc. Pensavo che fosse quella la mia unica strada, e per molto tempo è stato un lavoro che ho amato. Mi mancava però un pezzo importante, e più sentivo quel vuoto, quella pesantezza del fare le stesse cose noiose tutti i giorni, ma soprattutto il percepire che quello che facevo non aveva un reale valore, più quel lavoro mi andava stretto.

Sarebbe facile, molto facile, dare colpe all’esterno sulla fine di quell’esperienza aziendale, ma ho imparato che ciò che ci accade all’esterno è sempre specchio di qualcosa che abbiamo dentro e che spinge per uscire. Fatto sta che al termine della mia professione da legale, fatto salvo per qualche breve consulenza, mi sono completamente dedicata all’astrologia e alla crescita personale, quasi rinnegando quell’esperienza e anzi, giurando che non avrei mai più messo piede in un ufficio legale.

Ultimamente, però, accade che una persona di cui ho grande stima, personale e professionale, mi chieda di tornare presso il suo studio per darle una mano con alcune pratiche: lei mi considera brava, valida e affidabile, e apprezza le mie competenze legali al pari di quelle astrologiche.

Mi è tornato alla mente un incontro che mi piace definire karmico, avvenuto ormai diversi anni fa, nel pieno della mia esperienza aziendale, con un uomo di cui ho completamente rimosso sia il nome che il volto, ma la cui storia mi colpì profondamente.
Uno di quegli incontri estemporanei alla macchinetta del caffè.
Lui era un consulente presso l’ufficio IT, e in quel momento era in azienda per supportare i miei colleghi nell’installazione di una nuova piattaforma gestionale, o qualcosa del genere, e quel giorno mi raccontò che due giorni a settimana si occupava di quello, mentre altri due giorni della sua settimana erano dedicati ad un’altra sua passione: il make-up e l’hair style.
Sì, due giorni a settimana faceva il consulente IT, altri due giorni truccava e pettinava le modelle per le sfilate, shooting, eventi, ecc., il quinto giorno a rotazione in base alle necessità l’una o l’altra cosa.

Io, bloccata in quel momento nella mia professione di legale d’azienda ma già con un evidente senso di soffocamento, lo ascoltavo sognante, chiedendomi se anche per me sarebbe mai stato possibile unire questi due lati di me con una tale serenità ed armonia.
Mi sembrava fantascienza.

Ecco che oggi, a distanza di qualche anno, le mie “due anime”, o meglio, i due aspetti professionali della mia anima, hanno oggi preso la forma di una convivenza abbastanza stretta. Mi sono resa conto che non ha senso negare il mio passato, far finta che la mia formazione giuridica e la mia esperienza lavorativa in quel settore non esistano più. Esistono, e sono sempre parte di me, così come è parte di me quella che adora incontrarvi e conoscervi attraverso i simboli del tema natale e la vostra storia karmica.
Queste due parti di me si integrano, e l’una rende l’altra migliore: sono un miglior legale grazie all’empatia che lo studio dell’anima mi ha donato, e sono una migliore astrologa e soul trainer grazie all’esperienza, molto “terrena” dello studio del diritto e della sua applicazione pratica.

Non mi impongo più di scegliere, oggi quella che qualche anno fa sembrava fantascienza è realtà: metà della mia settimana è dedicata ai corsi e alle consulenze astrologiche e karmiche, l’altra metà è dedicata alle consulenze legali.
Oggi festeggio la mia ritrovata interezza.

Quando 1 + 1 fa 3. Il Tema composito

Oggi torno a parlare di Astrologia, e in particolare di Astrologia Relazionale. Un po’ perchè è il mio focus del momento, dato che sto preparando il corso che partirà a settembre (trovi tutte le informazioni qui), un po’ perchè mi sono resa conto che ancora una volta l’educazione che abbiamo ricevuto è stata nociva e fuorviante.

Siamo abituate a pensare che da sole siamo incomplete. Se a una certa età non sei fidanzata, il mondo si stupisce. Se da adulta non hai un uomo accanto, ancora il mondo si stupisce. “Ma come mai, è una donna così bella, intelligente, ecc.”. Ogni frase nasconde tra le righe l’idea che se sei sola ti manchi qualcosa.

Uscire da questa convinzione è una delle cose più difficili da fare: quante volte ti parte in automatico il pensiero “vorrei qualcuno accanto che mi completasse?”. Pensa al merchandising di coppia che esiste: il ciondolo composto da due metà di un cuore, quello che si forma unendo i due pezzi di un puzzle, ecc. Come se io fossi mezza, tu fossi mezzo, e insieme formassimo un intero.

Ebbene, ti dò una notizia: nessuno completa nessuno.

Sei già completa da sola.

Non sei mezza, non ti manca nulla.

Ammetto di aver fatto fatica, io per prima, ad interiorizzare questa consapevolezza. Dentro di me pensavo “sì, certo, è vero, sono completa… Però mi manca qualcosa. Però certe cose proprio non posso farle da sola. Però, però, però”.

L’Astrologia, ancora una volta, mi è venuta in soccorso, e in particolare lo studio del tema composito, cioè il tema natale della coppia che si forma dalla fusione dei due temi natali singoli. Ora non mi interessa addentrarmi nei tecnicismi sul calcolo del composito, sarà oggetto di futuri articoli.

Per il momento fermiamoci al fatto che la coppia ha un proprio tema natale.

Quindi c’è il mio, il tuo, e quello di ciò che noi siamo insieme. 1 + 1 = 3.

Nessun astrologo si sognerebbe mai di dire che il tema natale di una persona è mancante di qualcosa, o è mezzo: il tuo tema natale rappresenta la tua storia karmica, animica, il tuo percorso evolutivo, descrive la tua personalità, pregi, difetti, talenti, blocchi, luci ed ombre. E’ così ricco e variegato che non basta una vita per conoscerlo in tutte le sue sfumature. Come lui è un bellissimo mandala completo di ogni elemento, perfetto così com’è e allo stesso tempo ricco di energie da integrare e strade per migliorare, così vale anche per quello del tuo partner.

Ognuna di noi ha un proprio scopo evolutivo, una missione di Anima, che non dipende dal nostro compagno o dallo stare o meno con qualcuno: trova il tuo scopo. Qualcuno con cui condividerlo arriverà.

 

I 7 vizi capitali: corrispondenze astrologiche

Sicuramente conosci i 7 vizi capitali anche se, come i 7 nani, ogni volta che provi ad elencarli, ne manca almeno uno, vero?

Un esercizio di autoconsapevolezza

Per capire su quale dei 7 vizi hai bisogno di lavorare in particolare in questo periodo, ti propongo un esercizio di autoconsapevolezza molto interessante:

  • prendi un foglio e scrivili tutti e 7.
  • Non barare andando a cercare quello che ti manca, piuttosto lascialo vuoto.

Non proseguire la lettura fino a quando non l’avrai fatto. Ok?

  • Ora che hai scritto i vizi capitali, sicuramente te ne mancheranno uno o due. Ebbene, sono proprio quelli su cui devi riflettere, perché probabilmente rappresentano alcuni comportamenti negativi di cui in questo momento non sei consapevole.

Prima di dire di no, lascia che ti dia una chiave di lettura per ognuno:

  • IRA: non è solo rabbia, ma è una vera e propria necessità di affermazione e di riconoscimento del proprio valore, che può sfociare in sete di vendetta, se non viene soddisfatta. Ma ti chiedo di riflettere su una cosa… Quanta di quell’energia potresti invece investire in progetti positivi? Astrologicamente corrisponde ad una disfunzione di Marte. Quanti obiettivi potresti raggiungere se il fuoco del pianeta rosso venisse incanalato in modo costruttivo e non distruttivo?
  • INVIDIA: dal latino in-videre, cioè guardare male. L’invidia guarda gli altri volendone il male. O forse tu ti guardi con gli occhi degli altri (o quelli che tu pensi siano i punti di vista degli altri) e ti misuri con quel parametro. Attenzione, perché ciò che tu pensi sia il pensiero altrui, è sempre il tuo pensiero proiettato. Non sei mai oggettiva nell’interpretare il pensiero degli altri. Astrologicamente corrisponde ad una disfunzione della Luna.
  • SUPERBIA: attenzione all’Ego. Qui si va oltre la consapevolezza del proprio valore, anzi, forse si compensa una carenza di autostima considerando gli altri non degni di noi. “Io sono meglio” e di conseguenza gli altri valgono meno. Astrologicamente corrisponde ad una disfunzione del Sole.
  • AVARIZIA: spesso si accompagna alla superbia. Non condivido con gli altri il mio valore o le mie conoscenze, o i miei averi, perché penso che non ne siano degni. Ma soprattutto perché vivo in una sensazione costante di scarsità e quindi temo che se do ad altri resterò privo. Si supera entrando nella mentalità dell’Abbondanza. Astrologicamente corrisponde ad una disfunzione di Saturno.
  • GOLA: tutto ciò che ha a che fare con l’esagerazione. Eccesso di cibo, emozioni, averi. Voracità priva di equilibrio. Non ci si dà neppure il tempo di assimilare ciò che si è vissuto, perché ci si butta subito in qualcosa di nuovo e ancora più coinvolgente. Il rischio è quello di perdere il contatto con sé stessi e i propri reali desideri. Astrologicamente corrisponde ad una disfunzione di Giove.
  • LUSSURIA: è la mancanza di innocenza e di purezza. Si manifesta nel vedere sempre qualcosa di oscuro o sbagliato, o un secondo fine laddove in realtà non c’è nulla di simile. Si dice che “la malizia è negli occhi di chi guarda”, e in effetti questo è proprio il senso di questo vizio. Astrologicamente corrisponde ad una disfunzione di Mercurio.
  • ACCIDIA: astrologicamente corrisponde a Venere. La procrastinazione. Difficoltà a prendere decisioni e ad assumersi responsabilità, che si riflette poi, una volta che la sudata decisione è stata infine presa, nella incapacità di cambiare idea.

Osserva quali vizi capitali non hai scritto, oppure quale ti è venuto in mente per ultimo

Ebbene, è quello su cui devi lavorare maggiormente.

Ma aspetta, l’esercizio non è finito:

  • Ora che hai scoperto su quale vizio devi lavorare maggiormente, prendi un altro foglio e rifai l’elenco. Forse di nuovo ti manca uno dei sette, o forse non ti manca ma uno, diverso dal precedente, è arrivato alla tua mente per ultimo.
  • Prova a collegarli tra loro: il primo potrebbe essere la causa del secondo.

Ti invito a riflettere su quello che è emerso da questo semplice esercizio: potrebbe darti spunti interessanti di autoconsapevolezza per approfondire il lavoro su te stesso.

Chiara

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Tu non sei la tua mente razionale

Mente razionale o emotività?

Da buona razionalista quale sono, o forse dovrei dire “ero”, ho sempre trovato illuminante il pensiero di Cartesio “cogito ergo sum”. Mi sembrava fosse una perfetta spiegazione del funzionamento e dell’importanza della mente razionale, dell’intelligenza, del pensiero logico.

Ecco, mi sbagliavo.

Scoprire che io non sono la mia mente e nemmeno le mie emozioni, è stato quanto di più sconvolgente e liberatorio io abbia mai provato.

L’assenza di pensiero

Ho iniziato ad intuirlo attraverso la meditazione e ancora di più attraverso gli esercizi di visualizzazione e l’ipnosi, quando mi sono resa conto che nell’assenza di pensiero stava una maggiore, e non minore, concentrazione. Sempre con la pratica dell’ipnosi ho imparato a modificare le emozioni, incanalarle, insomma, gestirle, e il primo passo è stato quello di riconoscerle come qualcosa di diverso rispetto a me.

Pensaci, quando esprimi un’emozione come parli?

“Sono triste, sono arrabbiata, sono depressa, sono felice, sono ansiosa, sono disgustata, ecc.”. Ecco, nel momento in cui tu “sei” questi stati d’animo, è molto più difficile modificarli o lasciarli andare: ne sei vittima, finché loro per qualche ragione, sempre esterna a te, si modificano.

Oltretutto, pensieri ed emozioni si alimentano reciprocamente: osserva il meccanismo: sei arrabbiata con qualcuno, come sono i tuoi pensieri? Sicuramente ti vengono in mente tutte le ragioni per cui quella persona ti ha fatto arrabbiare da quando la conosci ad oggi, e questo alimenta la tua rabbia sempre di più, finché esplodi e le rinfacci anche di essere nata.

Un semplice esercizio

Come se ne esce?

  • Prima di tutto modifica il tuo linguaggio: non dire “sono triste”, ma “vivo un momento di tristezza” oppure anche “mi sento triste”.
  • Osservati da fuori, fai questo esercizio di visualizzazione, proprio ora mentre leggi questo articolo: chiudi gli occhi, fai un respiro profondo e lascia che la tua consapevolezza ti porti fuori da te. Osservati dall’esterno, osservati da dietro la nuca. Guarda la tua testa, il tuo corpo, e osserva quella persona e i suoi sentimenti, le sue emozioni, i suoi pensieri. Senti che sei altro, sei di più oltre a quello che stai osservando.
  • Quando nel corso della giornata torni nel pensiero ossessivo, o nelle emozioni negative, ripeti l’esercizio. Osservati da fuori. Crea distacco. Consapevolezza di non essere “solo” quello, ma molto di più.

 

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Smettere di giudicare: ecco 3 motivi per farlo subito

Perché è importante smettere di giudicare?

Quando si lavora su di sé una delle cose più sconvolgenti è iniziare a riconoscere nei propri atteggiamenti, pensieri e comportamenti le cose che abbiamo sempre criticato negli altri.

Nessuno è esente da questo: tutte lo facciamo, più o meno consapevolmente.

Tutte abbiamo un sacco di opinioni su ciò che ci accade intorno, sulle persone, sulle situazioni, da quelle internazionali a quelle che riguardano la nostra vicina di casa, ma soprattutto su noi stesse.

A volte siamo così prese dalla preoccupazione relativa a cosa penserà qualcuno di noi, da non renderci nemmeno conto che quella persona ha tutt’altro per la testa che la nostra piccola situazione.

Ecco quindi 3 motivi per cui smettere di giudicare è sempre una buona idea:

  1. Vivere nel giudizio fa star male: più giudichi più ti senti a tua volta giudicata. Più critichi un certo modo di vestire, una particolare conformazione fisica, un modo di parlare o di essere, più avrai paura di uscire da quello schema che ti sei creata di “giusto e sbagliato” per paura del giudizio altrui. Ti costruisci una gabbia, e ti ci chiudi dentro da sola.
  2. Giudicare le situazioni provoca più dolore: più pensi che ciò che ti accade sia ingiusto, più questo ti provoca ulteriore dolore. Pensaci, se credessi che ciò che ti accade è giusto, non avresti ragione di soffrirne. La tua sofferenza si nutre del tuo giudizio: più percepisci l’ingiustizia, più soffri e più soffri più ti sembra ingiusto. Sei in un circolo vizioso,
  3. Stare nel giudizio alimenta il tuo ego: perché qualcosa che è giusto o sbagliato per te, dovrebbe esserlo in assoluto? Dal punto di osservazione terrestre, dalla terza dimensione, nessuno di noi ha davvero la percezione assoluta di cosa sia giusto e cosa no. L’unica cosa certa è che siamo talmente plasmati dai nostri limitati sensi, dall’educazione ricevuta, dall’esempio delle persone che abbiamo intorno e dalle nostre esperienze passate (e traumi, ferite, ecc.) che davvero nessuno di noi può pensare di avere una risposta “assoluta” e valida per tutti.

Se ti astieni dal giudizio in pratica vivi meglio

Inizia ad osservarti, e noterai che le situazioni che ti provocano maggiore fastidio, o rabbia, o sofferenza, sono quelle nelle quali il giudizio è maggiormente radicato.

Osservati e chiediti “Perché questa persona/situazione mi infastidisce così tanto? come dovrebbe essere, secondo me, per smettere di infastidirmi?”.

Ecco che inizi a mettere a fuoco il tuo giudizio.

Vado ancora oltre: se giudichi negativamente una persona, attenzione a cosa ti sta specchiando di te. Perché ti infastidisce? Probabilmente ti sta mostrando qualcosa di te che non ti piace. Di nuovo, che giudichi negativamente.

Prova a pensarci, e non giudicarti quando scopri che è vero!

Il primo passo è sempre quello di osservarsi con attenzione e portare alla luce della consapevolezza gli aspetti più nascosti.

Chiara

 

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9 passi per superare la paura del giudizio degli altri

I 2 passi fondamentali per lasciar andare il dolore

Quando soffri, che sia per un lutto, per una separazione, la fine di un lavoro o qualsiasi altra causa, una cosa che sicuramente acuisce il malessere è il fatto di essere completamente identificata nelle tue emozioni.

Molti anni fa, quando ero solo una ragazzina, dovetti affrontare l’immenso lutto per la morte di mio padre, evento improvviso e assolutamente inaspettato. Di quei giorni porto con me alcuni flash, in particolare del momento in cui appresi la notizia e della cerimonia funebre; in particolare, mentre assistevo al rito, ricordo distintamente di essermi sentita dissociata: il mio corpo piangeva disperato, ma nello stesso tempo una parte di me molto più profonda mi diceva che quel dolore non era necessario, che non c’era da piangere perchè tutto era semplicemente andato come doveva andare.

La me stessa quindicenne pensò di essere impazzita, che quella dissociazione fosse anche normale in un momento di così intenso dolore; oggi, a distanza di più di 25 anni, dopo molti anni di approfonditi studi sull’Anima e sulla reincarnazione inizio a leggere quella sensazione come qualcosa di molto più importante e profondo. Una consapevolezza, o forse addirittura un remoto patto animico che la mia anima mi stava ricordando in quel momento. Dei patti animici mi riprometto di parlare in modo più approfondito nei prossimi giorni, quello che invece mi preme condividere con voi oggi è una riflessione sul dolore, e sul fatto che alcuni momenti della vita sono così densi e difficili da affrontare proprio perchè noi siamo completamente identificati con il nostro dolore.

In alcune situazioni, addirittura, soffriamo semplicemente perchè “si fa così”: tutti ci aspettiamo di soffrire quando il partner ci abbandona, quando un’amicizia finisce o quando perdiamo il lavoro… Dunque perchè le cose dovrebbero andare diversamente? Entriamo in un tunnel di emozioni negative, le persone vicine magari ci guardano con compatimento e noi entriamo nell’identità della persona che soffre.

Ma da dove proviene in realtà quel dolore? Ebbene, il dolore arriva dalla identificazione con le emozioni e dal giudizio.

Pensaci: come ti esprimi quando attraversi un momento doloroso? “Sono triste”, “sono addolorata”, “sono depressa”, oppure “sto attraversando un momento di tristezza”, “vivo un momento di dolore”? Se utilizzi la prima modalità, ecco che sei tutt’uno con le tue emozioni e questo ti rende molto più difficile lasciarle. Le emozioni negative diventano parte di te, ti definiscono. Non solo, crogiolarti nel dolore ti mantiene nell’illusione di avere ancora vicino a te la persona che ti ha lasciato: inconsciamente temi che lasciando andare il dolore perderai anche lui. Tutto questo è illusorio, ma è una trappola difficile da abbandonare.

In secondo luogo il dolore deriva dal giudizio, o meglio, dal fatto che tu reputi ingiusto ciò che ti è accaduto; pensaci, se lo considerassi giusto, non ti farebbe soffrire. Lo accetteresti di buon grado. Semplice.

Quindi, come puoi fare per iniziare da subito a ridurre e lasciar andare il tuo dolore?

  1. Smetti di identificarti con le emozioni negative: non sei ciò che provi. Quando il dolore ti assale, osservati da fuori. Chiudi gli occhi, fai un respiro profondo e immagina di osservarti dall’esterno. Ripeti questo esercizio ogni volta che è necessario, e ti accorgerai che quel dolore sì, appartiene al corpo, ma non all’Anima. Osservare il dolore dall’esterno aiuta a scioglierlo e a lasciarlo andare.
  2. Smetti di giudicare. Prova ad esercitarti a non emettere giudizi su te stessa, sugli altri o sulle situazioni. E’ molto difficile, lo so. Ancora più difficile se pensi di essere una persona che non giudica (io ho commesso questo errore, lo ammetto). Anche sul non-giudizio prometto di scrivere in modo più approfondito… Per il momento osservati e accorgiti di quante volte nel corso della giornata giudichi, nel bene o nel male.

Sono solo due passaggi, ma possono davvero fare miracoli nella gestione del dolore: sia fisico che emotivo.

Prova, e fammi sapere come va’.

Le 3 P delle affermazioni

Ultimamente ho iniziato, anzi, in realtà dovrei dire ripreso, ad utilizzare con costanza le affermazioni positive. L’uso delle affermazioni per me è stato inizialmente molto difficoltoso, per una semplice ragione: nessuno mi aveva spiegato come e perchè funzionassero. E io funziono così: se non so il come e il perchè di qualcosa, non la faccio.

Tuttavia il discorso affermazioni continuava a ripresentarsi da più fonti, e alla fine sono arrivata ad un testo (“Il potere del subconscio” di Joseph Murphy, che nella stessa settimana mi è stato consigliato da due persone diverse e lontanissime tra loro) che finalmente mi ha aiutato a capire i famosi “come e perchè” che mi mancavano.

Ti faccio un riassunto molto stringato: nel profondo del tuo inconscio è nascosta una saggezza infinita, una intelligenza infinita. E’ un mondo interiore di pensiero, sentimento e forza, luce, amore e bellezza, e scoprirlo e utilizzarlo è un tuo pieno diritto.

Lì si trova la soluzione per ogni problema e la causa di ogni effetto.

Da lì è possibile entrare in possesso del potere e della saggezza necessari per vivere una vita all’insegna dell’abbondanza, della sicurezza, della gioia. Il tuo inconscio nasconde un potere curativo enorme, che può guarire la mente, il corpo e il cuore spezzato.

Può liberarti da ogni tipo di schiavitù.

Come si fa ad accedere a questo enorme potere? Occorre semplicemente conoscere ed applicare le sue leggi: la mente inconscia opera secondo la legge del credere.

Tutte le tue esperienze, gli eventi che ti accadono, le tue condizioni esterne e i tuoi comportamenti non sono altro che le reazioni della tua mente inconscia ai tuoi pensieri: riempiti la mente di pensieri di armonia, salute, pace e prosperità, perchè ogni pensiero è una causa e ogni condizione è un effetto.

E’ quindi essenziale che tu ti prenda cura dei tuoi pensieri in modo da produrre nella tua vita solo condizioni desiderabili.

Al fine di modificare la realtà esterna, è sempre necessario modificare la causa; la maggior parte delle persone cerca di cambiare le proprie condizioni e circostanze lavorando dall’esterno, ma per modificare le tue condizioni indesiderate devi rimuoverne la causa, e la causa è il modo in cui stai usando la tua mente inconscia. Il modo in cui pensi e immagini.

La mente conscia è il capitano della nave e i suoi decreti sono sempre eseguiti; la tua mente inconscia prende gli ordini che tu le dai in base a ciò che la mente conscia crede e accetta come vero.

Quando dici ripetutamente “non posso permettermelo”, la tua mente inconscia ti prende in  parola e si assicura che non sarai in grado di acquistare quello che vuoi. Ma ricorda che sta solo eseguendo i tuoi ordini.

La tua mente inconscia è al lavoro ventiquattr’ore al giorno e si assicura costantemente che tu riceva i risultati del tuo pensiero abituale. Quindi come puoi fare per darle i pensieri e le informazioni che occorrono per avere la vita che davvero desideri? Ricorda, lei accetta ed esegue tutto ciò che la mente conscia crede e accetta come vero.

Ciò in cui credi è ciò che riceverai.

Ebbene, le affermazioni positive sono un ottimo modo per riprogrammare la tua mente inconscia: attraverso la continua ripetizione puoi radicare nella mente comandi forti e positivi che alla fine determineranno in automatico pensieri, sentimenti e reazioni e infine anche la tua realtà esterna.

Perchè le affermazioni siano efficaci, devi utilizzare le 3 P:

  1. Esprimerle al tempo Presente;
  2. In forma Positiva;
  3. In Prima persona.

Il subconscio ti prende alla lettera, non riconosce le forme negative e accetta unicamente comandi espressi al tempo presente. “Posso farcela! Mi piaccio! Sto bene!”.

Puoi creare affermazioni per ciascuno dei tuoi obiettivi e, ripetendole continuamente, esse si radicheranno profondamente nel subconscio fino ad assumere una forza autonoma.

Allora instaureranno in automatico comportamenti volti a farti ottenere quei risultati.

Oltre a ripeterle puoi anche scriverle su dei cartoncini, e rileggerle più volte al giorno, oppure registrarle e riascoltarle.