Oggi desidero raccontarti come l’ipnosi mi ha aiutato a superare la ferita dell’abbandono che mi portavo dietro da diversi cicli di vita.
Ormai sono passati due anni e mezzo dalla mia prima ipnosi regressiva, quando vidi una vita passata segnata dal trauma dell’abbandono.
Da allora, durante il mio percorso di formazione per diventare ipnotista, ne ho fatte diverse altre, tutte accomunate più o meno dallo stesso tema: l’abbandono, in una forma o nell’altra, si ripresentava sempre.
La cosa particolare è stata che la regressione più intensa, dal punto di vista emotivo, è stata una delle ultime, nella quale rivivevo un lutto improvviso poiché l’amore della mia vita moriva improvvisamente pochi giorni dopo il nostro matrimonio.
Tutte queste sessioni mi hanno aiutato a mettere a fuoco il problema e sono state parte integrante del percorso, ma la vera svolta nella guarigione è stata in un momento successivo, quando davvero ho guardato in faccia il problema.
Ho letto e studiato da varie fonti e su diversi testi che gli abbandoni che viviamo nel corso di questa e altre vite non sono altro che echi di una ferita abbandonica originaria, e l’anima continua a rivivere questa dolorosa esperienza per trovare la guarigione.
La ferita originaria è dovuta al fatto che, a seguito di un forte dolore, ad un certo punto ci siamo dissociati e abbiamo rinunciato ad una parte di noi stessi, di fatto abbandonando una parte di noi. Il vero abbandono quindi, o meglio il primo, quello che di fatto ha dato origine alla ferita, è stato autoinflitto!
Continueremo quindi a rivivere esperienze abbandoniche fino a quando non andremo a recuperare e reintegrare quella parte perduta e abbandonata di noi stessi.
La mia esperienza è stata estremamente intensa e vivida: ho visto due me bambine, una in un bellissimo giardino, l’altra in fondo ad un pozzo che si apriva nello stesso giardino. La prima sapeva della presenza dell’altra nel pozzo, aveva provato a chiamarla, a farla uscire, ma l’altra non rispondeva, non era consapevole.
Completamente bloccata e richiusa in sé stessa, non aveva idea di cosa ci fosse fuori, neppure che ci fosse un “fuori”. Ad un certo punto la prima si è arrabbiata, urlava, cercava di farsi sentire dall’altra almeno per farsi guardare, ma nulla.
Poi ha anche cercato di ignorarla, e di andare avanti a vivere la sua vita, ma non riusciva mai ad allontanarsi realmente dal pozzo. Neppure lei era libera, perché quella parte di sé stessa bloccata non le permetteva di vivere serenamente.
Alla fine ha deciso: si è calata nel pozzo, si è seduta accanto all’altra nel fango e in silenzio l’ha abbracciata.
La rabbia ha lasciato il posto alla compassione, all’Amore. Finalmente si sono guardate negli occhi, e la parte abbandonata è stata nuovamente accolta. Insieme sono risalite nel giardino, alla luce del Sole, tenendosi per mano.
Quello è stato il momento che ancora porto nel cuore, e che ha finalmente guarito la mia ferita. La sensazione di completezza al posto del vuoto che portavo dentro di me da così tanto tempo.
Ecco cos’ha fatto per me l’ipnosi, ed ecco perché credo che sia così importante come strumento di guarigione spirituale.
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