fbpx

3 ragioni per cui stai soffrendo

Come ho avuto modo di spiegare in un precedente articolo, dolore e sofferenza sono due condizioni molto diverse: il dolore è acuto, legato ad una circostanza specifica, ed è un’esperienza che fa crescere. La sofferenza è uno stato dell’essere molto più sordo e prolungato, che può certamente nutrirsi del dolore, ma si nutre anche dell’insoddisfazione, della tristezza, della frustrazione, ecc., cioè di tutte quelle emozioni che vibrano a livelli bassi, e così facendo si espande nella persona e la tiene in una condizione di scarsità di energia.

Soffrire in effetti è molto più faticoso che essere felici, ma spesso ci sembra di non essere in grado di uscirne. Ecco 3 possibili cause di sofferenza:

  1. Hai cercato di fare in modo che le tue emozioni si adeguassero ai tuoi pensieri, e non viceversa. La felicità parte dal farti guidare da ciò che emotivamente ti appaga, utilizzando la mente razionale per escogitare un piano per raggiungere quello scopo: le emozioni sono la tua guida, la mente è colei che organizza il viaggio. Spesso però si cerca di fare il contrario: lasci che la mente ti dica cosa secondo lei è giusto che tu faccia, e ti aspetti che le emozioni si adeguino. Ti dò una notizia: le emozioni non si adeguano. Mai. Puoi gestirle nel breve periodo, ma prima o poi si faranno vive: stress, ansia, attacchi di panico, insonnia, sono tutti sintomi del fatto che stai cercando di imporre alle tue emozioni qualcosa che non va bene per te. In escalation finchè o scoppi oppure ti ammali seriamente.
  2. Non conosci la tua missione. Vivi una vita che non è tua, fai un lavoro che non ti piace, resti in una relazione che non ti dà più nulla e non capisci perchè stai male. Ti manca uno scopo! Qual è la tua missione? Perchè sei nata? Non credi che ci sia uno scopo superiore? Cosa anima le tue giornate? Cosa ti fa stare bene? Quando ti senti “al posto giusto nel momento giusto”?
  3. Assuefazione. La sofferenza è diventata il tuo status normale, al punto che non credi nemmeno più di poter vivere diversamente. Semplicemente la sofferenza è ora la tua zona di comfort, se pensi di immaginarti libera, come ti senti? Se, immaginando di liberarti dalla sofferenza, ti senti spaesata, quello è un segnale certo di assuefazione.

Ti dò una buona notizia: si può uscire dalla sofferenza. Te ne dò anche una cattiva: ci devi lavorare. Ma ti posso garantire che ne vale la pena, e che è molto più semplice di quanto sembri prima di iniziare perchè mentre lo fai, la tua energia aumenta.

Senti di essere sulla strada giusta, tutto assume un senso e una ragione. E ti chiedi perchè ci hai messo tanto.

Un solo consiglio: fatti aiutare. Puoi riuscirci anche da sola, sì… Ma con un aiuto risparmi un sacco di tempo e di tentativi a vuoto.

 

Cos’è il dolore e perché non va confuso con la sofferenza

Quando finisce una relazione, o più in generale quando perdi qualcuno, sei trafitta dal dolore e questo è un passaggio quasi inevitabile.

“Quasi” perché il dolore è direttamente proporzionale all’investimento emotivo che hai fatto su quella persona o su quel rapporto, quindi se l’investimento emotivo era minimo o non c’è proprio stato, o magari l’hai ritirato molto tempo prima che la relazione finisse, allora non proverai dolore, ma magari sollievo, liberazione, tristezza dovuta a varie circostanze, paura di restare sola, ma non dolore.

Il dolore reale è acuto, come una pugnalata allo stomaco, ti sembra quasi di spaccarti a metà, ma non è una perdita di energia. Anzi, è energia tua, che torna a te. La famosa crepa da cui entra la luce

Quando investi emotivamente su qualcuno, doni a quella persona parte della tua energia vitale. Fai un investimento energetico, dedichi una parte di te a lei, immagini il futuro, modifichi il tuo presente. Quando la relazione termina quell’investimento energetico, quella energia che è tua, torna a te. O, per meglio dire, ti torna addosso come un elastico, attraversando i tuoi corpi energetici. Ti lacera per tornare a te. Ed ecco il dolore.

E’ però un dolore positivo, che ti cambia in meglio, perché ti arricchisce: quando ti riappropri di quella parte di te non torni come prima, ma cresci, diventi una te migliore, più consapevole, più evoluta. Più grande.

Come dicevo, il dolore è acuto. Può durare più o meno a lungo a seconda di quanto è stato il tuo investimento energetico e della tua velocità di recupero, ma prima o poi termina e ti arricchisce. Ti lascia più matura di come ti ha trovata.

La sofferenza è invece uno stato emotivo che si autoalimenta. E’ la situazione di chi è insoddisfatto di sé e della propria vita, ed è molto più stagnante e sorda del dolore. Se ne può alimentare, certo: cresce nutrendosi di ogni esperienza che risuona al suo stesso livello vibrazionale e continua a creare nella tua vita situazioni di insoddisfazione, in modo da trarne nutrimento in un circolo vizioso.

La differenza è sottile, ma sostanziale: il dolore è sano, la sofferenza no. Dato un importante investimento emotivo, il dolore è (quasi) inevitabile, la sofferenza no.

Il dolore si esaurisce, e ti lascia arricchita.

La sofferenza, no. Ma si può riconoscere e far cessare, alla luce della consapevolezza.

 

 

Karma e Libero Arbitrio

Spesso nella mia pratica di astrologia karmica mi trovo ad affrontare questo argomento: come si conciliano karma e libero arbitrio?

E’ vero che veniamo al mondo con una serie di vincoli legati al nostro passato, il cosiddetto karma, ma questo altro non è che un’abitudine poco funzionale.

Il famigerato, e tanto difficile da superare anche nel mondo del lavoro, “abbiamo sempre fatto così”.

Ecco, il karma è tutto ciò che “hai sempre fatto così”, chissà da quante vite, e ancora ti viene spontaneo fare così, anche se non è più funzionale, anche se ti provoca dolore, anche se ti rendi conto che non è utile.

Ma hai sempre fatto così, e non vedi alternative possibili.

Ecco il libero arbitrio: fare le cose in modo diverso, questa volta. Questo normalmente significa uscire dalla zona di comfort: non l’hai mai fatto prima, ma ciò non significa che sia sbagliato! Anzi, magari funziona meglio, ed è pure meno doloroso: dunque perchè non provare?

Sta tutto lì lo scioglimento del karma: quando ne sei consapevole, quando vedi che in certi ambiti della tua vita riproponi sempre le stesse dinamiche disfunzionali, è il momento di trovare un modo di fare diversamente.

Attenzione, la chiave è sempre l’Amore: non serve deprimersi, non funziona piangersi addosso e affossarsi di critiche per non aver ancora imparato la lezione. Quella lezione è lì per una ragione: la nostra Anima l’ha preparata per noi, perchè è un’esperienza che ci occorre per evolvere. Dobbiamo affrontarla con coraggio, attraversare il dolore a testa alta, e smettere di opporre resistenza.

Continuare a leggere, a studiare, aumentare la nostra conoscenza e la nostra consapevolezza, per riuscire a guardare quel dolore e quella sofferenza da una diversa prospettiva.
Non è facile, ma è il primo passo.

E poi si può sempre chiedere aiuto.

4 fasi per uscire dalla comfort zone: la Barriera del terrore

La comfort zone

Ogni volta che nasce l’idea di realizzare un desiderio importante, le azioni e la stessa realizzazione di quel desiderio si trovano fuori dalla tua comfort zone. 

Tutti noi abbiamo paura di agire per via di ciò che potremmo perdere; tuttavia, si dice che “la grotta in cui hai paura di entrare contiene il tesoro che cerchi”. Ma la paura va affrontata, altrimenti niente tesoro. 

Il Subconscio realizza le tue credenze

E’ come se fossi divisa in due: la coscienza accetta, rifiuta e origina le idee; il subconscio, quindi la parte più profonda e non cosciente, accetta tutto ciò che arriva dalla coscienza e non può distinguere tra reale e immaginario. E’ inoltre lui a determinare la vibrazione energetica del corpo. 

Il subconscio, sulla base delle informazioni che riceve, genera i paradigmi, ovvero l’insieme delle tue abitudini di pensiero che determinano i tuoi risultati. I paradigmi hanno origine dalle conversazioni con altri, dalle esperienze passate, dalle convinzioni: essi si trasformano in credenze e determinano ciò che ottieni nella vita 

Quando dentro di te pensi ad esempio “non sono abbastanza brava, intelligente, colta”, oppure “non sono degna di amore, ho un pessimo carattere e nessuno mi amerà mai” ecco che quei pensieri scendono nel subconscio, che li accetta per veri, e in base ad essi genera i paradigmi che plasmano la tua realtà e condizionano il tuo presente. 

Il subconscio, infatti, lavora con la coscienza infinita dell’Universo per realizzare quelle che sono le tue profonde credenze e plasmare la realtà in base ad esse: nella realtà trovi quindi quello che è il riflesso delle tue credenze.  

E le credenze vengono sempre realizzate.  

Ottieni gli stessi risultati finché mantieni le stesse credenze. 

Questo vale per qualsiasi ambito della vita: professionale, emotivo, sentimentale, relazionale, economico, ecc. Se vuoi cambiare i tuoi risultati devi necessariamente modificare le tue credenze su te stessa. 

La nascita di una nuova idea

Ma cosa accade quando una nuova idea, un desiderio, sorge dalla tua coscienza? Ad esempio, magari desideri metterti in proprio e lasciare il tuo lavoro dipendente, oppure uscire da una relazione che non ti rende più felice. 

Finché quel pensiero resta in superficie, nella coscienza, non è un problema, è solo un piccolo desiderio innocuo.

Ma cosa accade quando inizi ad agire su di esso e a fare dei passi concreti in quella direzione? Ecco che quel piccolo desiderio innocuo inizia a crescere, nutrito dalle emozioni.  

Quando compare un collegamento emotivo, quando il desiderio ti fa emozionare, allora si radica nel subconscio. 

Ora nel tuo subconscio hai due idee opposte e incompatibili, ed esse sono come olio e acqua, non si possono mescolare: rimango dipendente o mi metto in proprio? Porto avanti la relazione o la chiudo? Resto in questo lavoro o cambio?

Il sistema nervoso va in tilt: “Ommioddio, è un’idea assurda, non ce la farò mai. Ci saranno molti problemi, difficoltà insormontabili”. I tuoi paradigmi vogliono che tu rimanga nella zona di comfort, non certo che ti avventuri in un territorio sconosciuto. A loro modo cercano di proteggerti. 

Questo meccanismo si attiva ogni volta che inizi ad imprimere una nuova idea nel subconscio: il continuo imparare, progredire e muoversi in avanti spaventa; quindi, la maggior parte delle persone si limita a restare dove è. 

Paura e crescita vanno sempre di pari passo. 

Lasciare la comfort zone

Quando ti avventuri fuori dalla zona di comfort attraversi sempre quattro fasi (la quarta è infondo): 

  1. Schiavitù. In questa fase sei bloccata ai tuoi vecchi risultati. Negli esempi di prima, procedi con il tuo lavoro dipendente, oppure mantieni la tua relazione e sei nelle stesse dinamiche di sempre. Continui ad alimentare e ad ottenere gli stessi risultati che non vuoi più e che sono causati dai condizionamenti già presenti nel tuo subconscio. Continui a pensare nello stesso modo e dunque ottieni sempre gli stessi risultati. 
  2. Ragione. A livello cosciente inizi a creare una nuova idea in cui ipotizzi di vivere la vita che vuoi. Ad esempio, inizi a pensare ad un lavoro autonomo, o a chiudere la tua relazione.  Tuttavia, continui ad avere i risultati precedenti, perché quell’idea non è ancora interiorizzata e quindi non può mutare la realtà. Ti occupi dell’idea nuova solo a livello cosciente, ma è un’idea su cui ancora non agisci, che non ha raggiunto il tuo subconscio, e non ne sei emozionalmente coinvolta. A questo punto per interiorizzarla, e quindi darle forza, devi abbinarla a forti emozioni, iniziando a pensare seriamente “come sarebbe bello se…”. 
  3. Conflitto. Le idee con cui sei emotivamente coinvolto controllano la vibrazione in cui ti trovi. Anche se i risultati che ottieni sono ancora quelli che non vuoi, comunque ti senti a tuo agio perché sei nella tua zona di comfort. Ma nel momento in cui l‘idea nuova arriva nel subconscio e si scontra con la precedente, il sistema va in tilt: dubbio, ansia e preoccupazione ti tormentano. Questo accade perché i due paradigmi sono contrari e incompatibili tra loro: dunque uno deve sparire. O torni dov’eri, oppure vai avanti, ma in questa situazione non puoi stare.

La Barriera del Terrore

L’idea nuova ti spinge avanti, l’idea vecchia ti riporta indietro. Sei spaventata dall’andare avanti, ma non vuoi tornare indietro e non puoi stare ferma. Questo punto di discomfort è esattamente quello della Barriera del Terrore.

Dubbio, paura e ansia possono indurti alla ritirata nella zona di comfort, là dove non c’è crescita.

A questo punto molte volte accade di rimbalzare dalla barriera del terrore e tornare nella fase uno, quella della schiavitù: se opterai per questa strada ti giustificherai raccontandoti che è stato meglio così, che i rischi erano troppo grandi, che non era la strada giusta per te, e così via. In un attimo tornerai nella zona di comfort, ma a quale prezzo? 

Come si fa per progredire ed uscire dalla comfort zone? 

  • Riconosci che hai semplicemente introdotto una nuova idea, che non si mescola ancora con quella vecchia che hai di te stessa; 
  • Continua a nutrire quell’idea nuova con gratitudine e fede. Continua a pensare e ragionare sui modi che potrebbero aiutarti a farla crescere, pensa ai benefici, continua a pensarci. La paura ti può portare a smettere di pensarci, a non pensarci più, ma più ci pensi più quella si imprime nel subconscio e prende forza; 
  • Continua a spingere verso quel territorio sconosciuto di cui ti sei innamorata: nutri quell’idea. Se lo fai, stai già facendo passi in avanti verso l’uscita dalla comfort zone e l’abbattimento delle barriere del terrore. 

 Se un’idea ti spaventa ed entusiasma nello stesso tempo, allora è la strada giusta da seguire per raggiungere la vita che desideri. Se ti trovi sulla barriera del terrore hai due possibilità: o torni indietro oppure procedi verso la libertà. 

4) Libertà. E’ la fase di abbattimento della barriera del terrore. Hai scelto di procedere comunque, nonostante i dubbi, le paure e le ansie non torni indietro.

La comprensione di ciò che sta accadendo ti permette di fare il fatidico passo avanti: il dubbio, la paura e l’ansia sono ancora lì, ma sai che se insisti nel tuo percorso se ne andranno velocemente. Il condizionamento cambia, e inizi a vivere in una nuova realtà 

La comprensione della barriera del terrore non la farà sparire, ma capire cosa sta succedendo ti può aiutare a superarla e a muoverti al suo interno.

Ora sai che in momenti di grande cambiamento andare in tilt è normale: la zona di crescita è sempre fuori dalla zona di comfort. 

 

Chiara

Prenota una call conoscitiva gratuita per scoprire come posso aiutarti cliccando qui: https://calendly.com/chiaravanni/discovery

Iscriviti alla newsletter per rimanere sempre aggiornata: https://www.linguaggiodellanima.it/#newsletter

Altri articoli che potrebbero interessarti:

Come ipnosi e astrologia ti portano oltre la Barriera del Terrore

9 passi per superare la paura del giudizio degli altri

Il cammino di vita

La filosofia orientale ci propone un’immagine molto interessante del nostro percorso di vita, che l’anima attraversa grazie al corpo fisico. 

Noi siamo, dicono, un Calesse: questo mezzo rappresenta il nostro corpo fisico e viaggia su un sentiero che rappresenta la vita: il Cammino di Vita appunto. 

Il sentiero percorso dal Calesse è una strada sterrata, e come ogni strada sterrata che si rispetti presenta buche, irregolarità, sassi, solchi e fossi ai lati. Le buche, le irregolarità e i sassi sono le difficoltà che incontriamo nel corso della vita; i solchi sono gli schemi già esistenti che riceviamo da altre persone e che riproduciamo più o meno coscientemente; i fossi rappresentano le regole, i limiti che non dobbiamo superare se non vogliamo avere un incidente. 

A volte sul sentiero si presentano delle curve, o delle zone di foschia o di temporale: in tutti questi casi la visibilità è limitata. Sono quelle fasi della nostra vita in cui ci sentiamo persi, facciamo fatica a vedere chiaro il percorso davanti a noi. 

Il Calesse è trainato da due cavalli: uno bianco (Yang) a sinistra e uno nero (Yin) a destra. Questi cavalli simboleggiano le emozioni, che sono la vera forza motrice della nostra vita. E’ inoltre dotato di quattro ruote, due anteriori (le braccia) che danno la direzione e due posteriori (le gambe) che portano e trasportano il carico. Questa immagine mi porta immediatamente alla mente l’arcano maggiore del Carro. 

Il Calesse è guidato da un Cocchiere, che rappresenta la mente conscia, e all’interno trasporta un passeggero invisibile: si tratta del nostro Maestro o Guida interiore. A me piace chiamarlo Anima. 

Il nostro Calesse personale avanza dunque sul cammino della vita, guidato in apparenza dal Cocchiere; dico in apparenza perché, in realtà, è il passeggero a indicare, e conoscere, la destinazione. 

Il Cocchiere, la mente conscia, conduce il Calesse. Dalla qualità della sua guida e dal suo modo di indirizzare i cavalli dipenderà la qualità e la comodità del viaggio, che rappresenta nientemeno che la nostra esistenza. Se egli maltratterà i cavalli, le emozioni, sottoponendoli a stress, o trattandoli in modo eccessivamente severo, questi ad un certo punto si innervosiranno o imbizzarriranno e rischieranno di provocare un incidente, proprio come le nostre emozioni a volte ci inducono ad atti pericolosi. 

Se il conducente è invece troppo rilassato, il Calesse entrerà nei solchi (possibile imitazione degli schemi parentali) e noi seguiremo quindi le tracce di altri, correndo il rischio di finire nel fosso, se questo è stato il loro percorso. Se il Cocchiere non è vigile non riuscirà ad evitare le buche o i sassi, e il viaggio sarà molto scomodo e fastidioso per tutti. 

Se il Cocchiere si addormenta o non tiene le redini, saranno i cavalli, quindi le emozioni, a condurre il Calesse. 

Talvolta il Calesse può incorrere in guasti (malattie), o perché un pezzo era poco resistente oppure perché ha dovuto affrontare troppe buche (accumulo di comportamenti e atteggiamenti inadeguati); bisognerà quindi riparare il danno (riposo, cure mediche, ecc.), ma sarà fondamentale riflettere sulla condotta del Cocchiere e comprendere come cambiare quei comportamenti che hanno provocato il guasto, in modo che non si ripresenti. 

Quando il Calesse attraversa zone di scarsa visibilità, può accadere di dover rallentare e avere fiducia nel percorso indicato dal passeggero, il nostro Maestro interiore. Talvolta giungiamo a incroci, bivi: se il sentiero non è munito di segnaletica, non sappiamo quale direzione prendere. Il Cocchiere, la mente, può prendere una direzione a caso, ma il rischio di sbagliare o perdersi è elevato. Quanto più il Cocchiere è sicuro di sé, convinto di sapere tutto, tanto più il rischio sarà grande. Se invece è umile e onesto con sé stesso, chiederà consiglio al passeggero, dato che quest’ultimo sa dove sta andando, conosce la destinazione finale. Potrà quindi indicarla al Cocchiere, che la imboccherà se sarà stato capace di ascoltare la risposta. Infatti, qualche volta il Calesse fa molto rumore, ed è necessario fermarsi per dialogare con il Maestro interiore: sono le pause che ci servono per ritrovare noi stessi, quando ci accade di perderci. 

Trovo questa metafora molto utile e azzeccata per descrivere il Cammino di Vita, ma soprattutto il rapporto tra mente cosciente e Anima: molto spesso, immersi in questo mondo tridimensionale, dimentichiamo di essere esseri spirituali che stanno facendo un’esperienza umana, e ci identifichiamo completamente in ciò che è visibile, dimenticando il passeggero. Ma è lui a conoscere la strada, la direzione, il nostro scopo di vita… E se non seguiamo le sue indicazioni il rischio di girare a vuoto, e vivere una vita priva di significato, è altissimo. 

Il karma nel tema natale

Tutto è karmico nel Tema natale 

Perché sono nato con il Tema natale che ho? C’è una ragione profonda che mi ha portato a venire alla luce proprio in quel momento e in quel luogo? 

Magari abbiamo già vissuto tante altre vite, o forse no: la questione rimarrà sempre, almeno in parte, nel campo della fede. In ogni caso, tutti gli astrologi concordano sul fatto che la personalità e le situazioni del presente sono riflesse nel Tema Natale individuale; inoltre, tutti coloro che accettano l’idea della Reincarnazione concordano sul fatto che la nostra attuale personalità e le nostre presenti circostanze hanno avuto origine in vite precedenti. 

Se accettiamo l’idea dell’Astrologia e quella della Reincarnazione, la logica conseguenza è che il nostro Tema Natale attuale debba riflettere anche dinamiche antecedenti alla vita presente: è con noi fin dalla nascita, dunque qualsiasi cosa l’abbia causato deve essere accaduta prima che noi nascessimo. 

Ogni simbolo del nostro tema natale nasconde quindi una possibile questione karmica, un indizio legato ad una vita passata. Attraverso la sola Astrologia non possiamo conoscere l’intera storia karmica, ma ciò che possiamo ricercare grazie a essa è un insieme di suggerimenti riguardanti le nostre vite passate, unito a, cosa ancora più importante, un insieme di istruzioni su come continuare il viaggio evolutivo oggi nel presente. 

La porta di ingresso verso una lettura della storia karmica nascosta nel Tema natale è rappresentata da due simboli molto particolari, ovvero la Testa e la Coda del Drago, conosciuti anche come Nodi Lunari. 

Testa e Coda del Drago sono sempre opposte tra loro: se la Coda del Drago è in Ariete, la Testa sarà esattamente allo stesso grado ma in Bilancia, se la Coda è in Toro, la Testa sarà in Scorpione, e così via.  

Astronomicamente ogni pianeta, a eccezione del Sole, ha i suoi nodi; perché dunque noi ci focalizziamo su quelli della Luna? Perché la Luna rappresenta la nostra memoria emotiva, l’unica in grado di sopravvivere alla morte fisica. Noi perdiamo la nostra memoria razionale, ma conserviamo nelle nostre successive incarnazioni quella memoria di ciò che abbiamo vissuto a livello emozionale. 

Ma a cosa servono esattamente questi punti astronomici, che possiamo individuare nel tema natale? 

Conoscere meglio il tuo Drago ti può aiutare a meglio comprendere il tuo vissuto irrisolto, e avere utili indicazioni su ciò che è stata la tua esperienza emotiva in una o più vite precedenti. 

Il concetto di base su cui si fonda lo studio della materia è che non dobbiamo farci suggestionare dalla definizione di Karma un po’ troppo occidentalizzata, quella che impone che se in una vita precedente hai fatto del male a qualcuno, allora in qualche modo in questa vita la pagherai. In realtà non è affatto detto che sia così, al contrario il Karma è più simile a una coazione a ripetere: se ad esempio in una delle tue precedenti incarnazioni hai vissuto un amore impossibile, difficile o tormentato, è probabile che ancora oggi tu ti senta particolarmente attratto da questo tipo di dinamica affettiva e che tenda a riproporla e a riviverla. Se sei stato un feroce assassino, ritroverai forse in te degli accessi di ira o di violenza, o di crudeltà che magari faticherai a controllare e a integrare nella tua attuale personalità. E così via. 

Una volta compreso questo concetto fondamentale lo studio del Drago, e in particolare della Coda, diventa estremamente interessante per comprendere meglio quali sono le tue tendenze più innate e spontanee, ma anche quelle che sei chiamato a mettere in discussione e abbandonare in questa vita per poter seguire il tuo personale percorso di crescita e portare la tua anima verso l’evoluzione. 

Grazie al Drago possiamo meglio comprendere le ragioni per cui una persona potrebbe sperimentare un certo insieme di difficoltà esistenziali e questa comprensione ci porta a un elemento fondamentale della pratica astrologica: la compassione 

Riconoscere un trauma risalente a una vita precedente permette di non classificare un Tema natale come “brutto” o “segnato da aspetti negativi”, ma di leggerlo in uno spirito di rispetto empatico, di vera intuizione e, soprattutto, di incoraggiamento. Quel trauma è lì per essere guarito e risolto, e il Tema natale può essere un mezzo importante per compiere questo percorso.