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Le 3 P delle affermazioni

Ultimamente ho iniziato, anzi, in realtà dovrei dire ripreso, ad utilizzare con costanza le affermazioni positive. L’uso delle affermazioni per me è stato inizialmente molto difficoltoso, per una semplice ragione: nessuno mi aveva spiegato come e perchè funzionassero. E io funziono così: se non so il come e il perchè di qualcosa, non la faccio.

Tuttavia il discorso affermazioni continuava a ripresentarsi da più fonti, e alla fine sono arrivata ad un testo (“Il potere del subconscio” di Joseph Murphy, che nella stessa settimana mi è stato consigliato da due persone diverse e lontanissime tra loro) che finalmente mi ha aiutato a capire i famosi “come e perchè” che mi mancavano.

Ti faccio un riassunto molto stringato: nel profondo del tuo inconscio è nascosta una saggezza infinita, una intelligenza infinita. E’ un mondo interiore di pensiero, sentimento e forza, luce, amore e bellezza, e scoprirlo e utilizzarlo è un tuo pieno diritto.

Lì si trova la soluzione per ogni problema e la causa di ogni effetto.

Da lì è possibile entrare in possesso del potere e della saggezza necessari per vivere una vita all’insegna dell’abbondanza, della sicurezza, della gioia. Il tuo inconscio nasconde un potere curativo enorme, che può guarire la mente, il corpo e il cuore spezzato.

Può liberarti da ogni tipo di schiavitù.

Come si fa ad accedere a questo enorme potere? Occorre semplicemente conoscere ed applicare le sue leggi: la mente inconscia opera secondo la legge del credere.

Tutte le tue esperienze, gli eventi che ti accadono, le tue condizioni esterne e i tuoi comportamenti non sono altro che le reazioni della tua mente inconscia ai tuoi pensieri: riempiti la mente di pensieri di armonia, salute, pace e prosperità, perchè ogni pensiero è una causa e ogni condizione è un effetto.

E’ quindi essenziale che tu ti prenda cura dei tuoi pensieri in modo da produrre nella tua vita solo condizioni desiderabili.

Al fine di modificare la realtà esterna, è sempre necessario modificare la causa; la maggior parte delle persone cerca di cambiare le proprie condizioni e circostanze lavorando dall’esterno, ma per modificare le tue condizioni indesiderate devi rimuoverne la causa, e la causa è il modo in cui stai usando la tua mente inconscia. Il modo in cui pensi e immagini.

La mente conscia è il capitano della nave e i suoi decreti sono sempre eseguiti; la tua mente inconscia prende gli ordini che tu le dai in base a ciò che la mente conscia crede e accetta come vero.

Quando dici ripetutamente “non posso permettermelo”, la tua mente inconscia ti prende in  parola e si assicura che non sarai in grado di acquistare quello che vuoi. Ma ricorda che sta solo eseguendo i tuoi ordini.

La tua mente inconscia è al lavoro ventiquattr’ore al giorno e si assicura costantemente che tu riceva i risultati del tuo pensiero abituale. Quindi come puoi fare per darle i pensieri e le informazioni che occorrono per avere la vita che davvero desideri? Ricorda, lei accetta ed esegue tutto ciò che la mente conscia crede e accetta come vero.

Ciò in cui credi è ciò che riceverai.

Ebbene, le affermazioni positive sono un ottimo modo per riprogrammare la tua mente inconscia: attraverso la continua ripetizione puoi radicare nella mente comandi forti e positivi che alla fine determineranno in automatico pensieri, sentimenti e reazioni e infine anche la tua realtà esterna.

Perchè le affermazioni siano efficaci, devi utilizzare le 3 P:

  1. Esprimerle al tempo Presente;
  2. In forma Positiva;
  3. In Prima persona.

Il subconscio ti prende alla lettera, non riconosce le forme negative e accetta unicamente comandi espressi al tempo presente. “Posso farcela! Mi piaccio! Sto bene!”.

Puoi creare affermazioni per ciascuno dei tuoi obiettivi e, ripetendole continuamente, esse si radicheranno profondamente nel subconscio fino ad assumere una forza autonoma.

Allora instaureranno in automatico comportamenti volti a farti ottenere quei risultati.

Oltre a ripeterle puoi anche scriverle su dei cartoncini, e rileggerle più volte al giorno, oppure registrarle e riascoltarle.

La reincarnazione è reale?

Perché hai scelto di reincarnarti?

Lo so, spesso me lo chiedo pure io. Però, al di là delle difficoltà quotidiane che tutti prima o poi affrontiamo, c’è un senso che va oltre.

Tutte le dottrine e le discipline del mondo che accettano la reincarnazione come un fatto (e sono moltissime),  concordano nel dire che l’Anima scelga volta per volta dove, come e quando incarnarsi e anche con quale famiglia, genitori e circostanze.

Addirittura l’Anima sceglie le prove principali a cui sottoporsi e le persone che incontrerà e con cui farà un po’ di strada.

Quindi, perché hai deciso di reincarnarti?

La risposta che vale per tutti è certamente: per fare esperienze per le quali occorre un corpo fisico, che nella dimensione spirituale non c’è.

Apprendere per opposti

Inoltre, l’aver scelto nello specifico questa dimensione e questo pianeta ci dice anche che hai scelto di apprendere per opposti, perché questa è la modalità che si usa da queste parti: sperimenti il dolore per essere consapevole della gioia, provi la solitudine per conoscere la completezza, la malattia ti permette di essere grata per la tua salute, e così via.

Secondo gli esperti di reincarnazione, se sei qui è perché la tua Anima è affamata di esperienze che solo qui si possono fare. Poi ogni Anima ha una propria storia e ognuna avrà scelto esperienze differenti in base a quelle già fatte e al grado di evoluzione, che altro non è che l’esperienza ottenuta in molte, moltissime vite.

Come capire se la reincarnazione è reale?

  • Molte sono le testimonianze raccolte da decine di studiosi in tutto il mondo, a partire dal famoso psichiatra americano Brian Weiss, che grazie ai suoi numerosi libri ha portato a conoscenza di moltissime persone la potenza di quanto può emergere sulle vite passate da una sessione di ipnosi regressiva. Questo strumento permette un’esperienza molto diretta, dal momento che fa emergere direttamente alla tua memoria i ricordi collegati alle tue vite precedenti.
  • La reincarnazione si può comunque indagare anche grazie all’astrologia karmica, dato che il tema natale contiene preziose informazioni sulle vite precedenti e anche sul perché sei nato e quali lezioni devi imparare.
  • I tuoi Registri Akashici, il libro nel quale la tua Anima ha registrato ogni esperienza passata e anche i suoi programmi per questa vita, sono un’altra fonte alla quale puoi porre domande sulle tue vite precedenti.

In ogni caso, sei qui per fare esperienza. Se non sai che strada prendere in questo momento della tua vita, ricorda che la tua Anima conosce la risposta: trova il modo di connetterti con lei, e ascolta quello che ha da dirti. 

 

Chiara

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3 ragioni per cui stai soffrendo

Come ho avuto modo di spiegare in un precedente articolo, dolore e sofferenza sono due condizioni molto diverse: il dolore è acuto, legato ad una circostanza specifica, ed è un’esperienza che fa crescere. La sofferenza è uno stato dell’essere molto più sordo e prolungato, che può certamente nutrirsi del dolore, ma si nutre anche dell’insoddisfazione, della tristezza, della frustrazione, ecc., cioè di tutte quelle emozioni che vibrano a livelli bassi, e così facendo si espande nella persona e la tiene in una condizione di scarsità di energia.

Soffrire in effetti è molto più faticoso che essere felici, ma spesso ci sembra di non essere in grado di uscirne. Ecco 3 possibili cause di sofferenza:

  1. Hai cercato di fare in modo che le tue emozioni si adeguassero ai tuoi pensieri, e non viceversa. La felicità parte dal farti guidare da ciò che emotivamente ti appaga, utilizzando la mente razionale per escogitare un piano per raggiungere quello scopo: le emozioni sono la tua guida, la mente è colei che organizza il viaggio. Spesso però si cerca di fare il contrario: lasci che la mente ti dica cosa secondo lei è giusto che tu faccia, e ti aspetti che le emozioni si adeguino. Ti dò una notizia: le emozioni non si adeguano. Mai. Puoi gestirle nel breve periodo, ma prima o poi si faranno vive: stress, ansia, attacchi di panico, insonnia, sono tutti sintomi del fatto che stai cercando di imporre alle tue emozioni qualcosa che non va bene per te. In escalation finchè o scoppi oppure ti ammali seriamente.
  2. Non conosci la tua missione. Vivi una vita che non è tua, fai un lavoro che non ti piace, resti in una relazione che non ti dà più nulla e non capisci perchè stai male. Ti manca uno scopo! Qual è la tua missione? Perchè sei nata? Non credi che ci sia uno scopo superiore? Cosa anima le tue giornate? Cosa ti fa stare bene? Quando ti senti “al posto giusto nel momento giusto”?
  3. Assuefazione. La sofferenza è diventata il tuo status normale, al punto che non credi nemmeno più di poter vivere diversamente. Semplicemente la sofferenza è ora la tua zona di comfort, se pensi di immaginarti libera, come ti senti? Se, immaginando di liberarti dalla sofferenza, ti senti spaesata, quello è un segnale certo di assuefazione.

Ti dò una buona notizia: si può uscire dalla sofferenza. Te ne dò anche una cattiva: ci devi lavorare. Ma ti posso garantire che ne vale la pena, e che è molto più semplice di quanto sembri prima di iniziare perchè mentre lo fai, la tua energia aumenta.

Senti di essere sulla strada giusta, tutto assume un senso e una ragione. E ti chiedi perchè ci hai messo tanto.

Un solo consiglio: fatti aiutare. Puoi riuscirci anche da sola, sì… Ma con un aiuto risparmi un sacco di tempo e di tentativi a vuoto.

 

Cos’è il dolore e perché non va confuso con la sofferenza

Quando finisce una relazione, o più in generale quando perdi qualcuno, sei trafitta dal dolore e questo è un passaggio quasi inevitabile.

“Quasi” perché il dolore è direttamente proporzionale all’investimento emotivo che hai fatto su quella persona o su quel rapporto, quindi se l’investimento emotivo era minimo o non c’è proprio stato, o magari l’hai ritirato molto tempo prima che la relazione finisse, allora non proverai dolore, ma magari sollievo, liberazione, tristezza dovuta a varie circostanze, paura di restare sola, ma non dolore.

Il dolore reale è acuto, come una pugnalata allo stomaco, ti sembra quasi di spaccarti a metà, ma non è una perdita di energia. Anzi, è energia tua, che torna a te. La famosa crepa da cui entra la luce

Quando investi emotivamente su qualcuno, doni a quella persona parte della tua energia vitale. Fai un investimento energetico, dedichi una parte di te a lei, immagini il futuro, modifichi il tuo presente. Quando la relazione termina quell’investimento energetico, quella energia che è tua, torna a te. O, per meglio dire, ti torna addosso come un elastico, attraversando i tuoi corpi energetici. Ti lacera per tornare a te. Ed ecco il dolore.

E’ però un dolore positivo, che ti cambia in meglio, perché ti arricchisce: quando ti riappropri di quella parte di te non torni come prima, ma cresci, diventi una te migliore, più consapevole, più evoluta. Più grande.

Come dicevo, il dolore è acuto. Può durare più o meno a lungo a seconda di quanto è stato il tuo investimento energetico e della tua velocità di recupero, ma prima o poi termina e ti arricchisce. Ti lascia più matura di come ti ha trovata.

La sofferenza è invece uno stato emotivo che si autoalimenta. E’ la situazione di chi è insoddisfatto di sé e della propria vita, ed è molto più stagnante e sorda del dolore. Se ne può alimentare, certo: cresce nutrendosi di ogni esperienza che risuona al suo stesso livello vibrazionale e continua a creare nella tua vita situazioni di insoddisfazione, in modo da trarne nutrimento in un circolo vizioso.

La differenza è sottile, ma sostanziale: il dolore è sano, la sofferenza no. Dato un importante investimento emotivo, il dolore è (quasi) inevitabile, la sofferenza no.

Il dolore si esaurisce, e ti lascia arricchita.

La sofferenza, no. Ma si può riconoscere e far cessare, alla luce della consapevolezza.

 

 

4 fasi per uscire dalla comfort zone: la Barriera del terrore

La comfort zone

Ogni volta che nasce l’idea di realizzare un desiderio importante, le azioni e la stessa realizzazione di quel desiderio si trovano fuori dalla tua comfort zone. 

Tutti noi abbiamo paura di agire per via di ciò che potremmo perdere; tuttavia, si dice che “la grotta in cui hai paura di entrare contiene il tesoro che cerchi”. Ma la paura va affrontata, altrimenti niente tesoro. 

Il Subconscio realizza le tue credenze

E’ come se fossi divisa in due: la coscienza accetta, rifiuta e origina le idee; il subconscio, quindi la parte più profonda e non cosciente, accetta tutto ciò che arriva dalla coscienza e non può distinguere tra reale e immaginario. E’ inoltre lui a determinare la vibrazione energetica del corpo. 

Il subconscio, sulla base delle informazioni che riceve, genera i paradigmi, ovvero l’insieme delle tue abitudini di pensiero che determinano i tuoi risultati. I paradigmi hanno origine dalle conversazioni con altri, dalle esperienze passate, dalle convinzioni: essi si trasformano in credenze e determinano ciò che ottieni nella vita 

Quando dentro di te pensi ad esempio “non sono abbastanza brava, intelligente, colta”, oppure “non sono degna di amore, ho un pessimo carattere e nessuno mi amerà mai” ecco che quei pensieri scendono nel subconscio, che li accetta per veri, e in base ad essi genera i paradigmi che plasmano la tua realtà e condizionano il tuo presente. 

Il subconscio, infatti, lavora con la coscienza infinita dell’Universo per realizzare quelle che sono le tue profonde credenze e plasmare la realtà in base ad esse: nella realtà trovi quindi quello che è il riflesso delle tue credenze.  

E le credenze vengono sempre realizzate.  

Ottieni gli stessi risultati finché mantieni le stesse credenze. 

Questo vale per qualsiasi ambito della vita: professionale, emotivo, sentimentale, relazionale, economico, ecc. Se vuoi cambiare i tuoi risultati devi necessariamente modificare le tue credenze su te stessa. 

La nascita di una nuova idea

Ma cosa accade quando una nuova idea, un desiderio, sorge dalla tua coscienza? Ad esempio, magari desideri metterti in proprio e lasciare il tuo lavoro dipendente, oppure uscire da una relazione che non ti rende più felice. 

Finché quel pensiero resta in superficie, nella coscienza, non è un problema, è solo un piccolo desiderio innocuo.

Ma cosa accade quando inizi ad agire su di esso e a fare dei passi concreti in quella direzione? Ecco che quel piccolo desiderio innocuo inizia a crescere, nutrito dalle emozioni.  

Quando compare un collegamento emotivo, quando il desiderio ti fa emozionare, allora si radica nel subconscio. 

Ora nel tuo subconscio hai due idee opposte e incompatibili, ed esse sono come olio e acqua, non si possono mescolare: rimango dipendente o mi metto in proprio? Porto avanti la relazione o la chiudo? Resto in questo lavoro o cambio?

Il sistema nervoso va in tilt: “Ommioddio, è un’idea assurda, non ce la farò mai. Ci saranno molti problemi, difficoltà insormontabili”. I tuoi paradigmi vogliono che tu rimanga nella zona di comfort, non certo che ti avventuri in un territorio sconosciuto. A loro modo cercano di proteggerti. 

Questo meccanismo si attiva ogni volta che inizi ad imprimere una nuova idea nel subconscio: il continuo imparare, progredire e muoversi in avanti spaventa; quindi, la maggior parte delle persone si limita a restare dove è. 

Paura e crescita vanno sempre di pari passo. 

Lasciare la comfort zone

Quando ti avventuri fuori dalla zona di comfort attraversi sempre quattro fasi (la quarta è infondo): 

  1. Schiavitù. In questa fase sei bloccata ai tuoi vecchi risultati. Negli esempi di prima, procedi con il tuo lavoro dipendente, oppure mantieni la tua relazione e sei nelle stesse dinamiche di sempre. Continui ad alimentare e ad ottenere gli stessi risultati che non vuoi più e che sono causati dai condizionamenti già presenti nel tuo subconscio. Continui a pensare nello stesso modo e dunque ottieni sempre gli stessi risultati. 
  2. Ragione. A livello cosciente inizi a creare una nuova idea in cui ipotizzi di vivere la vita che vuoi. Ad esempio, inizi a pensare ad un lavoro autonomo, o a chiudere la tua relazione.  Tuttavia, continui ad avere i risultati precedenti, perché quell’idea non è ancora interiorizzata e quindi non può mutare la realtà. Ti occupi dell’idea nuova solo a livello cosciente, ma è un’idea su cui ancora non agisci, che non ha raggiunto il tuo subconscio, e non ne sei emozionalmente coinvolta. A questo punto per interiorizzarla, e quindi darle forza, devi abbinarla a forti emozioni, iniziando a pensare seriamente “come sarebbe bello se…”. 
  3. Conflitto. Le idee con cui sei emotivamente coinvolto controllano la vibrazione in cui ti trovi. Anche se i risultati che ottieni sono ancora quelli che non vuoi, comunque ti senti a tuo agio perché sei nella tua zona di comfort. Ma nel momento in cui l‘idea nuova arriva nel subconscio e si scontra con la precedente, il sistema va in tilt: dubbio, ansia e preoccupazione ti tormentano. Questo accade perché i due paradigmi sono contrari e incompatibili tra loro: dunque uno deve sparire. O torni dov’eri, oppure vai avanti, ma in questa situazione non puoi stare.

La Barriera del Terrore

L’idea nuova ti spinge avanti, l’idea vecchia ti riporta indietro. Sei spaventata dall’andare avanti, ma non vuoi tornare indietro e non puoi stare ferma. Questo punto di discomfort è esattamente quello della Barriera del Terrore.

Dubbio, paura e ansia possono indurti alla ritirata nella zona di comfort, là dove non c’è crescita.

A questo punto molte volte accade di rimbalzare dalla barriera del terrore e tornare nella fase uno, quella della schiavitù: se opterai per questa strada ti giustificherai raccontandoti che è stato meglio così, che i rischi erano troppo grandi, che non era la strada giusta per te, e così via. In un attimo tornerai nella zona di comfort, ma a quale prezzo? 

Come si fa per progredire ed uscire dalla comfort zone? 

  • Riconosci che hai semplicemente introdotto una nuova idea, che non si mescola ancora con quella vecchia che hai di te stessa; 
  • Continua a nutrire quell’idea nuova con gratitudine e fede. Continua a pensare e ragionare sui modi che potrebbero aiutarti a farla crescere, pensa ai benefici, continua a pensarci. La paura ti può portare a smettere di pensarci, a non pensarci più, ma più ci pensi più quella si imprime nel subconscio e prende forza; 
  • Continua a spingere verso quel territorio sconosciuto di cui ti sei innamorata: nutri quell’idea. Se lo fai, stai già facendo passi in avanti verso l’uscita dalla comfort zone e l’abbattimento delle barriere del terrore. 

 Se un’idea ti spaventa ed entusiasma nello stesso tempo, allora è la strada giusta da seguire per raggiungere la vita che desideri. Se ti trovi sulla barriera del terrore hai due possibilità: o torni indietro oppure procedi verso la libertà. 

4) Libertà. E’ la fase di abbattimento della barriera del terrore. Hai scelto di procedere comunque, nonostante i dubbi, le paure e le ansie non torni indietro.

La comprensione di ciò che sta accadendo ti permette di fare il fatidico passo avanti: il dubbio, la paura e l’ansia sono ancora lì, ma sai che se insisti nel tuo percorso se ne andranno velocemente. Il condizionamento cambia, e inizi a vivere in una nuova realtà 

La comprensione della barriera del terrore non la farà sparire, ma capire cosa sta succedendo ti può aiutare a superarla e a muoverti al suo interno.

Ora sai che in momenti di grande cambiamento andare in tilt è normale: la zona di crescita è sempre fuori dalla zona di comfort. 

 

Chiara

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Il cammino di vita

La filosofia orientale ci propone un’immagine molto interessante del nostro percorso di vita, che l’anima attraversa grazie al corpo fisico. 

Noi siamo, dicono, un Calesse: questo mezzo rappresenta il nostro corpo fisico e viaggia su un sentiero che rappresenta la vita: il Cammino di Vita appunto. 

Il sentiero percorso dal Calesse è una strada sterrata, e come ogni strada sterrata che si rispetti presenta buche, irregolarità, sassi, solchi e fossi ai lati. Le buche, le irregolarità e i sassi sono le difficoltà che incontriamo nel corso della vita; i solchi sono gli schemi già esistenti che riceviamo da altre persone e che riproduciamo più o meno coscientemente; i fossi rappresentano le regole, i limiti che non dobbiamo superare se non vogliamo avere un incidente. 

A volte sul sentiero si presentano delle curve, o delle zone di foschia o di temporale: in tutti questi casi la visibilità è limitata. Sono quelle fasi della nostra vita in cui ci sentiamo persi, facciamo fatica a vedere chiaro il percorso davanti a noi. 

Il Calesse è trainato da due cavalli: uno bianco (Yang) a sinistra e uno nero (Yin) a destra. Questi cavalli simboleggiano le emozioni, che sono la vera forza motrice della nostra vita. E’ inoltre dotato di quattro ruote, due anteriori (le braccia) che danno la direzione e due posteriori (le gambe) che portano e trasportano il carico. Questa immagine mi porta immediatamente alla mente l’arcano maggiore del Carro. 

Il Calesse è guidato da un Cocchiere, che rappresenta la mente conscia, e all’interno trasporta un passeggero invisibile: si tratta del nostro Maestro o Guida interiore. A me piace chiamarlo Anima. 

Il nostro Calesse personale avanza dunque sul cammino della vita, guidato in apparenza dal Cocchiere; dico in apparenza perché, in realtà, è il passeggero a indicare, e conoscere, la destinazione. 

Il Cocchiere, la mente conscia, conduce il Calesse. Dalla qualità della sua guida e dal suo modo di indirizzare i cavalli dipenderà la qualità e la comodità del viaggio, che rappresenta nientemeno che la nostra esistenza. Se egli maltratterà i cavalli, le emozioni, sottoponendoli a stress, o trattandoli in modo eccessivamente severo, questi ad un certo punto si innervosiranno o imbizzarriranno e rischieranno di provocare un incidente, proprio come le nostre emozioni a volte ci inducono ad atti pericolosi. 

Se il conducente è invece troppo rilassato, il Calesse entrerà nei solchi (possibile imitazione degli schemi parentali) e noi seguiremo quindi le tracce di altri, correndo il rischio di finire nel fosso, se questo è stato il loro percorso. Se il Cocchiere non è vigile non riuscirà ad evitare le buche o i sassi, e il viaggio sarà molto scomodo e fastidioso per tutti. 

Se il Cocchiere si addormenta o non tiene le redini, saranno i cavalli, quindi le emozioni, a condurre il Calesse. 

Talvolta il Calesse può incorrere in guasti (malattie), o perché un pezzo era poco resistente oppure perché ha dovuto affrontare troppe buche (accumulo di comportamenti e atteggiamenti inadeguati); bisognerà quindi riparare il danno (riposo, cure mediche, ecc.), ma sarà fondamentale riflettere sulla condotta del Cocchiere e comprendere come cambiare quei comportamenti che hanno provocato il guasto, in modo che non si ripresenti. 

Quando il Calesse attraversa zone di scarsa visibilità, può accadere di dover rallentare e avere fiducia nel percorso indicato dal passeggero, il nostro Maestro interiore. Talvolta giungiamo a incroci, bivi: se il sentiero non è munito di segnaletica, non sappiamo quale direzione prendere. Il Cocchiere, la mente, può prendere una direzione a caso, ma il rischio di sbagliare o perdersi è elevato. Quanto più il Cocchiere è sicuro di sé, convinto di sapere tutto, tanto più il rischio sarà grande. Se invece è umile e onesto con sé stesso, chiederà consiglio al passeggero, dato che quest’ultimo sa dove sta andando, conosce la destinazione finale. Potrà quindi indicarla al Cocchiere, che la imboccherà se sarà stato capace di ascoltare la risposta. Infatti, qualche volta il Calesse fa molto rumore, ed è necessario fermarsi per dialogare con il Maestro interiore: sono le pause che ci servono per ritrovare noi stessi, quando ci accade di perderci. 

Trovo questa metafora molto utile e azzeccata per descrivere il Cammino di Vita, ma soprattutto il rapporto tra mente cosciente e Anima: molto spesso, immersi in questo mondo tridimensionale, dimentichiamo di essere esseri spirituali che stanno facendo un’esperienza umana, e ci identifichiamo completamente in ciò che è visibile, dimenticando il passeggero. Ma è lui a conoscere la strada, la direzione, il nostro scopo di vita… E se non seguiamo le sue indicazioni il rischio di girare a vuoto, e vivere una vita priva di significato, è altissimo.